Il Vino. Sul filo della Verità

Il Vino. Sul filo della Verità.

Un circo d’estate se ne va. Arriva un lento virare delle verdi foglie. Migrano verso il giallo ocra. Quando non vanno dietro alle sfumature del rosso. Poi si lasciano andare. E ricevono il vento in filo. Impressioni di autunno che ti fanno sedere in prima fila. Racconti di un caldo foliage dalla finestra. Che ti proiettano in Storie legate a un filo. Dove si sta in equilibrio. Come acrobati funamboli appesi, per magia, a funi ogni volta esclusive.

 Affacciati a questo angolo di terra delle Marche, ne passa una di storia che parte proprio da un filo. Quello tessile, lavorato e messo sul mercato da un’impresa di famiglia di origine lombarda, la cui ultima generazione lega, sin dal nome che le attribuisce, la vicenda d’azienda a una differente “fibra” e la colloca in una nuova terra. Mette inedite e sobrie radici nelle Marche. Saluta i filati e si avvicina ai filari della vite. Costruendoci, tutto attorno, prove di contemporaneità en plein air.

 Sul filo della memoria verde delle Marche prosegue un racconto nato a Nord ovest. Ne rispecchia la combinazione di serietà e lusso. Quella estensione in bilico tra inclinazione familiare e jet set internazionale. Il linguaggio è fine. E l’approccio è rappresentativo del tempo che sarà.

 Qui, dove la coltivazione della vite pare essere il suo naturale destino, si sperimenta senza soluzione di continuità. Si corre il rischio di essere in anticipo. Precorrendo e scrivendo singolari mode, vitivinicole e non solo, del luogo e del momento.

 Un manifesto di eleganza. Volumi scolpiti. Inedita e sostenibile palette di cromie e materia che narra di un modo di disegnare un Wine resort unico. Tra le vigne. Con Cantina. Colto, sobrio e bello. Come l’abito e l’attitudine di Ospiti speciali che lì soggiornano, appagando il loro forte senso estetico. Di grazia di forma, alta qualità e attenzione al dettaglio profuma l’aria. Chi dimora qui può godere della vista sul vigneto, esposto a sud-ovest, adagiato su un versante uniforme, caratterizzato da morbide pendenze. La sua posizione risulta ottima per chi sosta e per la pianta, beneficiando di una buona ventosità proveniente dal mare. Il clima si contraddistingue per le significative escursioni termiche tra il giorno e la notte, essenziali anche per produrre grappoli con una straordinaria concentrazione zuccherina e spiccata acidità.

Nascono in casa, un Verdicchio dei Castelli di Jesi. Bianco. Acido. Sapido. Intenso e complesso. Verde per colore. E la Lacrima di Morro d’Alba. Un rosso che non ti aspetti. Pieno di spezie e fiori. Profumi e sapori. Di un Rosso violaceo intenso. Caldo. Tutto prende vita da vitigni di valore. Biologici. Diversi dai classici vini. Le attività sulla vite sono condotte manualmente, con la massima cura e l’impegno quotidiano in vigna. L’attenzione e la premura continuano nella fase di vinificazione che avviene con l’utilizzo dell’acciaio inossidabile. Ma anche di anfore in coccio, di botti in legno e di contenitori speciali in cemento. Ossia, vecchi materiali e antichi metodi per la vinificazione sono qui rispolverati e, in loro compagnia, si sperimenta, sfidando il tempo. 

Vivendo l’architettura del Wine resort e gli spazi della suggestiva Cantina si continua ad ammirare e assaporare la sobria bellezza. In linea con la filosofia di coltivazione biologica in vigna, essi sono stati pensati e creati perseguendo gli obiettivi del minimo impatto ambientale e curatissimo design. Se all’ospitalità sono stati destinati accoglienti e raffinati edifici di recente costruzione, alla Cantina, progettata per essere adibita alla produzione, invecchiamento, imbottigliamento e stoccaggio del vino, è stato riservato un appezzamento posto al di sotto del Wine resort. Che si connota per il suo riuscito inserimento nel territorio e per l’equilibrio perfetto tra architettura e verde.  La composizione di tutto è moderna, antisismica. Realizzata seguendo il protocollo Itaca con materiali naturali, rinnovabili e, a volte, anche recuperati, quali la calce, la lana di pecora, in luogo della lana roccia, il legno, prevalentemente, per questioni di estetica. E, per l’interno, mattoni del ‘500 provenienti da un unico lotto di pietra di Trani, al posto del cotto. L’interior design è concepito con teak riciclato. Ferro Corten per il suo colore così prossimo a quello di terra. Tessuti naturali. Solo lino e cotone. E la cantina è un fabbricato contemporaneo, quasi completamente interrato a monte, di cemento e legno, dove ritornano il Corten, una colorazione vicina al territorio in cui abita e ancora legno.

 

Questione di trame. Questioni di fili che si mantengono, ovvero, che si tengono per mano, fino al tempo in cui, per crescere ancora, liberi, si separano e, dal soffio del vento, verso altri orditi, si lasciano trasportare.

Fortune già scritte o tutte ancora da scrivere. Come quella della foglia che se ne va dal ramo dell’albero. Quella dell’uva che si separa dalla vite. Del suo vino che, dalla botte, si versa in un calice. E, al bancone, al tavolo di un locale o tra le mura di casa, in allegria, favorisce la genesi di inediti legami di affetto o rafforza la verità di altri da tempo formatisi. Dall’intersecarsi dei fili nascono infinite possibilità. D’altronde, due cose, due persone, due mondi, li unisce sempre un filo.